venerdì 24 febbraio 2012

L'Oasi del Giglio Tutelare i Cavalli by Pietro Giglio


Tutelare i Cavalli

Tutelare i Cavalli

Movimenti animalisti si battono da anni per far vietare il consumo di carne di cavallo. Se ciò pare improbabile, è importante almeno cercare di ridurre le sofferenze inutili in caso di macellazione.


Violenze e maltrattamenti nei confronti dei cavalli purtroppo non sono casi rari, soprattutto quando l’animale diventa anziano e pertanto “inutile”.
Diverse associazioni per i diritti degli animali richiedono da anni un cambiamento di status per il cavallo: ovvero il riconoscimento dello status di “animale da affezione”, al pari dei cani e dei gatti.
Tale pretesa non è un’esagerazione da sognatori incalliti, bensì una decisione che, se assunta, porterebbe a non poter più considerare i cavalli come animali sottoponibili al macello.
Essendo l’Italia uno dei paesi che maggiormente consuma carne di cavallo l’idea pare impraticabile, ma costituisce comunque una richiesta importante che ha l’obiettivo soprattutto di sollecitare la coscienza delle persone.

Il Cavallo “Animale da Affezione”

Riconoscere il cavallo come animale da affezione gli assicurerebbe un’importantissima serie di tutele, ma soprattutto comporterebbe l’impossibilità di soppressione del cavallo per la macellazione.
La dura legge del mercato ci svela già come ciò sia un’eventualità fortemente improbabile, poiché la forte domanda di carne di cavallo nel nostro paese in qualche modo deve pur trovare un’offerta che la soddisfi.
Vietando la carne di cavallo per il consumo umano si aprirebbe un mercato parallelo di carne importata illegalmente, con nessun controllo sulla salute dei consumatori.
Vietando invece la macellazione dei cavalli in Italia si assisterebbe al ripetersi del caso statunitense, con ingenti quantità di cavalli esportati verso paesi nei quali la macellazione è consentita.

L’Aspetto Economico

In Italia pochissimi cavalli sono allevati per la macellazione.
I cavalli italiani che finiscono al macello sono in gran parte cavalli che fino a poco prima erano occupati in maneggi, scuderie, od altre attività.
A fine carriera questi cavalli non sono più sfruttabili e diventano un costo molto rilevante per i loro proprietari che decidono pertanto di mandarli alla macellazione.
Numerose associazioni ed enti si occupano del recupero e mantenimento di cavalli diventati inservibili.
Tuttavia i costi sono veramente ingenti e sarebbe impensabile che associazioni di questo tipo si possano far carico di accudire tutti i cavalli che cessano la loro attività lavorativa.
L’unica ipotesi praticabile è che siano gli stessi proprietari degli animali ad assicurar loro una serena vecchiaia.
Un obbligo legislativo in tal senso sembra impraticabile, invece una sensibilizzazione morale appare più che opportuna: cercare di far comprendere ai proprietari di cavalli che questi ultimi, in passato entusiasticamente acquistati, hanno diritto a godere di una degna esistenza fino alla morte, e che è compito del proprietario assicurargliela.

Ridurre le Sofferenze

Un altro lato sul quale agire è quello rappresentato dall'utilizzo, corretto e costante, delle buone prassi nei casi di macellazione, col fine di eliminare tutte le sofferenze inutili.
L’animale deve morire nel più breve tempo possibile, mitigandone la sofferenza ed il dolore al massimo.
Oggi invece il cavallo che viene macellato affronta spesso lunghi trasporti senza cibo né acqua, magari su camion sovraffollati.
Una volta giunto al macello dovrebbe poi trovare rapida morte, perché la permanenza in stanze, magari sporche di sangue dei suoi simili, genera nell’animale una paura folle che provoca enorme sofferenza.
In Italia le leggi per evitare sofferenze inutili agli animali esistono, andrebbero solo prestate più attenzione e risorse a far sì che i controlli siano seri e che le sanzioni vengano applicate.
Si tratterebbe di una piccola conquista, ma al tempo stesso di un grande segno di civiltà.

L'Oasi del Giglio Tatto negli Equini by Pietro Giglio


Tatto negli Equini

Tatto negli Equini

Il tatto è un senso molto importante per i rapporti sociali del cavallo. E’ per questo motivo che le carezze al cavallo fatte dall’uomo rivestono un ruolo più importante di quanto spesso si possa pensare


La superficie cutanea del cavallo presenta tre tipologie di recettori, ognuna delle quali preposta a specifici compiti: i termocettori sono terminazioni che si occupano di riconoscere le sensazioni di caldo e freddo derivanti da variazioni termiche; i meccanocettori permettono di recepire i segnali derivanti da vibrazioni, da pressione, o dal semplice tocco; i nocicettori, infine, hanno il compito di registrare gli stimoli nocivi e dolorosi.
La sensibilità delle varie zone del corpo, come accade anche per l’uomo, è molto variabile.
Le zone più sensibili negli equini sono il muso, il collo, le spalle, il garrese, la parte inferiore dei fianchi, e la pelle appena sopra gli zoccoli.
Sono diversi i fattori che concorrono a determinare la maggiore o minore sensibilità di una determinata parte del corpo.
La concentrazione di recettori è l’elemento più importante, ma sono determinanti anche lo spessore della pelle e la quantità di pelo che la ricopre.

Importanza Sociale del Tatto

La pelle del cavallo non è senza dubbio il suo organo di senso più raffinato.
Le capacità sensoriali tattili del cavallo sono abbastanza limitate, soprattutto se paragonate all’acutezza di altri sensi come l’olfatto.
Tuttavia il tatto è un senso molto importante dal punto di vista sociale e per la vita nel branco.
Già il primo contatto di un cavallo con il mondo avviene mediante la sensazione della lingua della madre che lo lecca in modo da rimuovere i residui della placenta.
Questa fase è fondamentale per creare un legame indissolubile tra madre e neonato.
E a livello inconscio rimarrà per tutta la vita l’associazione tra l’essere accarezzato e il rilassamento ed il senso di protezione di questi primi istanti di vita.
Da adulto, invece, il tatto diventa importante in diversi frangenti di relazione con gli altri elementi del branco.
La pratica più conosciuta è il grooming, o meglio l’allogrooming: una sorta di toelettatura reciproca che ha lo scopo non solo di effettuare una vicendevole pulizia, ma anche di stringere e rafforzare i rapporti con gli altri membri del gruppo.
Lo spazzolare un cavallo da parte dell’uomo richiama nel cavallo proprio lo stato di rilassamento che l’animale prova durante il grooming con i suoi simili.
Pertanto spazzolare il cavallo accarezzandolo sul collo, spalle, e fianchi non serve solo a tenere pulito e sano l’animale.
Spazzolarlo permette anche di consolidare la relazione che si ha con l’animale, garantendogli momenti piacevoli, di grande rilassamento, richiamando proprio un comportamento sociale naturalmente presente nel cavallo.

L'Oasi del Giglio Gusto del Cavallo by Pietro Giglio


Gusto del Cavallo

Gusto del Cavallo

Il cavallo in natura trascorre molte ore al giorno mangiando. Il senso del gusto è la sua guida. Il cavallo è ad esempio capace di distinguere l’apporto in sodio dei diversi alimenti, in modo da prediligere gli alimenti ricchi di sodio al fine di assumerne la quantità giornaliera più opportuna.


Il gusto è un senso fondamentale per tutti gli animali.
Permette innanzitutto di non ingerire alimenti velenosi, e di poter discernere gli alimenti in base ai loro componenti nutritivi.
I cavalli dispongono di papille gustative disseminate su tutta la regione della lingua, ed anche all’interno della bocca.
Per quanto riguarda il cavallo si può tranquillamente affermare che il gusto rappresenta una discriminante essenziale per la vita di tutti i giorni; infatti, tramite esso, gli equini riescono a regolarsi circa le sostanze da ingerire o non ingerire, evitando ad esempio quelle nocive e dosando il ricorso a sostanze importanti come il sodio, contenuto nel sale.
Il cavallo ha necessità infatti di integrare la sua dieta con il sale.
La sensibilità della sua lingua per questo elemento è per questo motivo molto elevata e gli permette di riconoscere gli alimenti più ricchi si sale in modo da potersi regolare per raggiungere la dose giornaliera ideale di sodio.

Cibi che Causano Malessere

Il gusto del cavallo permette anche di evitare di ingerire cibi non ben conosciuti che in precedenza abbiano causato malessere.
Indipendentemente dal fatto che il cibo incriminato fosse o meno realmente responsabile del malessere, sarà molto difficile e laborioso far riabituare il cavallo a quel determinato sapore.

Similitudini con l’Uomo

Nell'uomo si distinguono quattro modalità sensoriali: l'acido, il dolce, il salato, e l'amaro.
Per i cavalli è lo stesso, anche se con alcune varianti.
Alcune ricerche condotte sulle preferenze alimentari dei puledri, che hanno avuto luogo alla fine del 1970, hanno dimostrato che i cavalli hanno una minor sensibilità all’amaro rispetto all’uomo.
Durante questi test sono stati utilizzati dei puledri per non avere dei soggetti già condizionati da ben precise abitudini alimentari.
Si è proceduto quindi offrendo ai cavalli acqua in cui erano stati preventivamente addizionati aromi in varie concentrazioni.
Si è potuto così constatare come gli animali abbiano bevuto acqua addizionata con sostanze con sapore amaro in così elevate concentrazioni che sarebbe stata sicuramente non accettabile per l'uomo.
La sensibilità al dolce nel cavallo è invece molto spiccata.
Il cavallo riesce infatti a distinguere lo zucchero disciolto in acqua anche in basse concentrazioni.
Questo fattore può tornare molto utile in diversi frangenti, infatti essendo il cavallo attratto dalle sostanze dolci, si può sfruttare questo elemento per esempio per fargli bere l’acqua che si rifiuti di bere, poiché non conosciuta.
Nella maggior parte dei casi è sufficiente disciogliervi un po’ di zucchero, ed il cavallo lascerà subito cadere tutte le remore.

L'Oasi del Giglio Olfatto Equino by Pietro Giglio


Olfatto Equino

Olfatto Equino

L’olfatto è un senso molto importante per il cavallo. E’ tramite l’olfatto ad esempio che i membri di un branco si riconoscono immediatamente.


Il cavallo presenta una superficie sensitiva olfattoria molto estesa, la quale gli permette di avere un senso dell'olfatto molto più sviluppato di quello umano.
La mucosa olfattoria del cavallo, oltre che estesa, è anche ricca di recettori che riescono pertanto a captare una serie impressionante di informazioni dall'ambiente esterno.
L'olfatto è uno dei sensi più sviluppati ed importanti per il cavallo.
L'odore è infatti un potente fattore comunicativo per quanto riguarda i contatti diretti fra due cavalli, soprattutto se si tratta di un maschio e di una femmina, a livello di corteggiamento.
Lo stallone, annusando minuziosamente il corpo della giumenta, riesce a carpirne la disponibilità sessuale e riproduttiva.
O ancora, al momento di un eventuale parto, la giumenta annusa approfonditamente il corpo del piccolo appena nato, in modo da riconoscerlo in futuro per l’allattamento e per l’educazione.
L'olfatto è infine fondamentale anche nelle occasioni di pericolo: per esempio, in presenza di predatori carnivori, il tipico odore da questi emanato viene subito captato, facendo scattare una fuga preventiva.

Organo Vomeronasale

Una specificità dell’apparato olfattivo del cavallo è l’organo vomeronasale molto sviluppato.
L’organo vomeronasale, o organo di Jacobson, è costituito da due cavità ricche di terminazioni nervose che comunicano direttamente col sistema limbico.
Tale organo entra in gioco soprattutto in presenza di sostanze eccitanti nell’aria, come l’odore di una femmina in estro.
In questi casi il cavallo si produce nel tipico atteggiamento col labbro arricciato, il flehmen.
Questo atteggiamento del tutto particolare permette di convogliare i feromoni presenti nell’aria all’interno dell’organo vomeronasale.

Linguaggio Olfattivo

In un branco i segnali olfattivi sono molto importanti.
Ogni componente del branco ha il suo preciso odore, che gli permette di essere riconosciuto dagli altri membri.
Se infatti si dovesse lavare e profumare accuratamente un cavallo che fa parte di un gruppo si nota come al suo ritorno gli altri membri lo guardino con diffidenza e stentino a riconoscerlo.
L’olfatto equino è fondamentale inoltre anche per riconoscere i segnali lasciati dagli altri cavalli con feci ed urina.
I cavalli infatti, attraverso feci ed urina, comunicano con i loro simili.
Lo stallone ad esempio è solito marcare il suo territorio, marcando anche ogni traccia di feci e urina lasciata dalle femmine che fanno parte del suo gruppo.



L'Oasi del Giglio Udito del Cavallo by Pietro Giglio


Udito del Cavallo

Udito del Cavallo

Il cavallo ha un organo dell’udito molto simile a quello dell’uomo. Quello che cambia è lo spettro dell’udibile, che nel cavallo ha frequenze più alte. Il cavallo quindi è capace di udire suoni ad alta frequenza non udibili dall’uomo, mentre non riesce ad percepire i suoni più bassi che invece l’uomo è capace di captare.


Per quanto riguarda l’orecchio equino è anzitutto da tenere presente che esso non si limita a ricevere segnali provenienti dall'esterno: contribuisce anche ad inviare delle informazioni visive.
La posizione delle orecchie, nel cavallo come in altre specie animali, è un segnale importante, e tutto da interpretare.
Il cavallo infatti con precisi movimenti delle orecchie comunica con i suoi simili, ad esempio per dichiarare la propria sottomissione oppure per minacciare un attacco.
Ma è per sfuggire ai predatori che l'udito rappresenta un senso fondamentale per l'esistenza del cavallo.
Esso è particolarmente sviluppato fra gli esemplari al di sotto dei dieci anni d'età, mentre tende a peggiorare dal quindicesimo anno d'età in poi.
Per valutare quanto bene senta un cavallo è sufficiente osservare i movimenti delle orecchie.
Infatti, fra i cavalli che sono diventati sordi o che stanno per diventarlo, si nota una quasi assenza di movimento delle orecchie.
In casi di sordità, quindi, i cavalli si trovano a dover fare affidamento, oltre che sui loro compagni di branco, soprattutto sulla vista, e non è raro trovare cavalli che muovano in modo compulsivo gli occhi per guardarsi intorno con la maggiore attenzione possibile.

Struttura dell’Orecchio

L'apparato uditivo del cavallo si presenta come una struttura complessa, simile a quella dell’uomo, formata da tre componenti: l'orecchio esterno, l'orecchio medio, e l'orecchio interno.
  • Orecchio esterno. E’ composto dal padiglione auricolare che ha la forma di un imbuto, per meglio convogliare i suoni verso il timpano. La mobilità dell’orecchio esterno è notevole e permette al cavallo di orientare le orecchie verso le fonti di rumore di maggior interesse. Caratteristica interessante è che il cavallo può arrivare a chiudere quasi completamente il canale auricolare ripiegando le orecchie all’indietro. Ciò permette ad esempio di proteggersi da rumori molto forti o particolarmente fastidiosi.
  • Orecchio medio. E’ separato dall’orecchio esterno dal timpano. Le vibrazioni del timpano sono amplificate da tre piccoli ossicini – martello, incudine, e staffa – che le trasmettono all’orecchio interno.
  • Orecchio interno. Come per l’uomo è costituito sia dall’organo dell’udito, la coclea, sia dall’apparato vestibolare, che è fondamentale per il senso dell’equilibrio.

Capacità Uditive del Cavallo

Il cavallo ha un udito molto simile a quello dell’uomo.
La principale differenza è che il cavallo è in grado di udire suoni con frequenza leggermente più alta.
Dall’altro lato il cavallo non è però in grado di udire i suoni molto bassi, che invece l’orecchio umano è in grado di percepire.
Il cavallo tuttavia si dimostra molto sensibile anche a suoni a bassissima frequenza, che a livello teorico non dovrebbe essere capace di udire.
Si è scoperto che ciò è possibile tramite le vibrisse e gli zoccoli.
Le vibrisse sono un nugolo di peli con funzioni particolari che si trova sul musello, capaci di captare anche minime vibrazioni.
Gli zoccoli invece, superfici dure a contatto col terreno, grazie ad una serie di cellule recettrici degli stimoli meccanici, aiutano il cavallo a percepire alcuni suoni di bassa frequenza, pur non potendo udirli a livello dell’orecchio.

L'Oasi del Giglio 5 Sensi Vista Equina by Pietro Giglio


5 Sensi

L’olfatto è uno dei sensi più sviluppati in un cavallo.
La comunicazione del cavallo è pertanto caratterizzata da una serie di segnali olfattivi che l’uomo difficilmente riesce a captare.


Vista Equina

Vista Equina

Il campo visivo del cavallo è quasi senza pari, infatti ha un’ampiezza di circa 355 gradi. Ciò è stato possibile a livello evolutivo perché il cavallo in questo modo è in grado di scorgere ottimamente tutti i predatori che dovessero apparire all’orizzonte.


Il cavallo è dotato di occhi di circa 6,5 per 5 cm, tra i più grandi fra i mammiferi terrestri.
Ciò nonostante, questo elemento non è fondamentale per comprendere la qualità della vista dei cavalli.
In passato si è provato ad ipotizzare come possa vedere il cavallo basandosi sull’anatomia dell’occhio, ma con risultati spesso fuorvianti.
Solo studi più recenti, basati su test specifici, hanno condotto a capire come il cavallo realmente veda.
Una delle caratteristiche più importanti nella vista del cavallo è un’ottima capacità visiva notturna.
Ciò è dovuto, come per cani e gatti, alla presenza di un tappeto lucido che riflette la luce sulla retina.
Ciò permette di massimizzare qualsiasi piccola fonte di luce, con grandi vantaggi nello sfuggire agli attacchi dei predatori notturni.
La capacità di sfuggire ai predatori ha determinato anche una grande sensibilità del cavallo nello scorgere gli oggetti in movimento ai limiti del suo campo visivo.
Un oggetto che si muova rapidamente e sbuchi alle spalle di un cavallo viene quindi ben percepito dall’occhio equino.

Ampiezza del Campo Visivo

Per quanto riguarda l’ampiezza del campo visivo i cavalli sono dei veri primatisti, infatti sul piano orizzontale hanno un campo visivo ampio quasi 360 gradi.
L’unico punto cieco è situato posteriormente ed è ampio solo 5 gradi circa.
Ciò permette di avere un ottimo controllo su tutto quanto accade intorno a loro.
E’ da dire però che la maggior parte di questo campo visivo è coperto da un occhio solo, e unicamente nella zona davanti al muso il cavallo riesce a vedere contemporaneamente con tutti e due gli occhi.
Questa caratteristica determina che il cavallo non eccella nel valutare le distanze, in quanto la vista binoculare, che assicura l’ottimale percezione tridimensionale, è limitata.

Visione a Distanza

Per quanto riguarda la visione a distanza il cavallo riesce a vedere molto più lontano rispetto all’uomo, a scapito però di una peggiore vista degli oggetti vicini.
Pertanto se vogliamo far apprezzare al cavallo i dettagli di qualche oggetto è bene che gli permettiamo di guardarlo ad una sufficiente distanza dal muso.

Percezione dei Colori

La percezione dei colori nel cavallo è abbastanza limitata.
Il cavallo distingue i colori, ma in modo molto ristretto.
Spesso si pensa che il cavallo abbia buona capacità nel distinguere i colori, ma ciò è determinato dal fatto che distingue la diversa luminosità con cui colori e superfici diverse riflettono la luce.
Quello che è certo è che il cavallo ha la capacità di distinguere il colore blu ed il rosso, mentre sugli altri colori il dibattito è ancora aperto.

Applicazioni Pratiche

Conoscere come veda il cavallo può sembrare sull’immediato superfluo, ma al buon cavaliere non sfugge come conoscere anche questi piccoli elementi possa davvero fare la differenza.
Ad esempio ciò permette di capire perché sia sconsigliato apparire d’improvviso alle spalle di un cavallo.
L’animale infatti ha una grande sensibilità al movimento ai limiti del suo campo visivo, e rischia di impaurirsi e di tentare la fuga.

L'Oasi del Giglio Cavalli ad Uso Lavorativo by Pietro Giglio


Cavalli ad Uso Lavorativo

Cavalli ad Uso Lavorativo

I cavalli sono stati veri protagonisti a livello lavorativo della storia umana. La loro forza, resistenza, ed adattabilità ne fecero degli importanti collaboratori per diverse attività lavorative.


Oltre che per scopi militari e semplice svago, il cavallo da sempre accompagna l’uomo anche nelle attività più strettamente produttive.
A torto si ritiene che la Rivoluzione industriale e l’avvento delle macchine abbiano sancito la fine del trasporto a trazione animale, una pratica vecchia di più di 4000 anni.
Dopo la metà dell’800 gli esemplari più leggeri e agili vennero utilizzati per il trasporto di merci e il traino di carrozze nelle città che via via andavano congestionandosi.
Le linee ferroviarie non potevano prescindere dal contributo dei cavalli da tiro pesante, impegnati nel trasporto di merci verso ferrovie e cantieri.
I boaters, enormi cavalli capaci di trainare chiatte di circa 70 tonnellate, permisero di sfruttare in Inghilterra il sistema dei canali navigabili, mentre i pony trovavano impiego nelle miniere.
Altro grande territorio di applicazione della forza e dell’agilità equina fu l’agricoltura nel periodo compreso fra il 1700 e il 1800: l’intero ciclo produttivo agricolo, dalla semina al raccolto, vedeva come protagonista il cavallo.
In campo militare il cavallo ha conosciuto il suo massimo teatro nel corso del secondo conflitto mondiale e, nonostante le numerose innovazioni introdotte dalle nuove tecnologie, l’esercito russo poteva contare ancora sul fondamentale apporto di quasi un milione e mezzo di esemplari.
Ancora oggi i reparti di cavalleria vengono mantenuti dalla quasi totalità degli eserciti del mondo, anche per assolvere la semplice funzione di rappresentanza durante le cerimonie.
Infine le forze di polizia di diversi paesi del mondo e di alcune delle più grandi città del globo, come New York e Londra, affidano agli agenti a cavallo il controllo di parchi, di strade particolarmente congestionate dal traffico e delle masse di gente in occasione di manifestazioni ed eventi particolarmente sovraffollati.

L'Oasi del Giglio Sport con i Cavalli by Pietro Giglio


Sport con i Cavalli

Sport con i Cavalli

La maggior parte degli sport praticati a cavallo ha origini militari. L'arte della guerra ha avuto un ruolo fondamentale sull'utilizzo.


Le corse con i cavalli protagonisti esistono da sempre, sin da quando le corse tra carrozze riscuotevano enorme successo nell’antica Grecia e negli anfiteatri romani.
Oggi questa antica tradizione viene ripresa dalle gare di attacchi: che siano non competitivi o agonistici, gli attacchi richiedono in ogni caso grande eleganza ed estrema resistenza.
Le corse hanno conosciuto il loro sviluppo di pari passo all’evoluzione dei Purosangue inglesi, avvenuta fra ‘600 e ‘700, quando furono fondate la maggior parte delle piste nei Paesi anglosassoni e ufficializzati i vari schemi previsti dalle cosiddette Classiche, quali il Derby e le Oaks.

Sport di Derivazione Militare

La maggior parte delle discipline sportive del mondo equestre rappresenta una diretta derivazione delle pratiche militari.
Questo vale sia per l’estremamente complicato dressage – dal francese, esercitazione –, che si rifà alle esercitazioni svolte dalle cavallerie europee nel corso del 1800 e che utilizza soprattutto cavalli di razza Hannover, dal corpo armonioso e dai movimenti molto eleganti, che per il salto ostacoli, il cui stile di monta venne introdotto da un militare di professione, il Capitano Federico Caprilli.
Anche il cosiddetto “completo” è la riproposizione di una prova di abilità, denominata non a caso “Military”, cui ufficiali e cavalli dovevano sottoporsi in passato e articolata su una prova di dressage, un percorso di cross e steeple e una prova finale di salto degli ostacoli.
Nello specifico, il dressage prevede che il binomio cavallo-cavaliere compia delle figure prestabilite e memorizzate all’interno di un rettangolo di dimensioni 20x40 o 20x60.
Tutte le figure vanno eseguite facendo ricorso alle tre andature, trotto, galoppo e passo, nelle loro varianti riunito, medio e allungato.
Lettere e cifre indicano il livello di difficoltà, che varia dalla E – che sta per Elementare – alla D, Difficile.
Fra le discipline olimpiche trovano spazio i livelli massimi di difficoltà del dressage denominati Grand Prix e Grand Prix Special, nei quali vengono eseguiti movimenti particolarmente complicati quali il passage e il piaffer, che richiedono un sollevamento degli arti del cavallo.
Nel dressage tutto è contraddistinto da estremo rigore, dall’abbigliamento alla valutazione dei giudici, solitamente tre.
Stessa matrice militare è alla base della storia dell’endurance, disciplina di resistenza che consiste nell’affrontare lunghi percorsi in sella ad un cavallo.
L’endurance moderno nasce a metà ‘900 in California, per poi trovare rapida diffusione anche in Spagna e Francia.
Il primo campionato del mondo della disciplina venne ospitato dalla città di Roma nel 1986.
L’Italia può vantare un medagliere internazionale di tutto rispetto e una scuola di addestramento di grandissimo valore che fornisce la preparazione necessaria a molti degli esemplari del Dubai Equestrian Club, fortemente voluto dalla famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti.
Durante i mesi invernali, oltre alle semplici passeggiate, in Nord America e nel Nord Europa, soprattutto in Inghilterra, Irlanda e Francia, vengono infine organizzate battute di caccia che riscuotono l’interesse di numerosi appassionati.


L'Oasi del Giglio Creazione delle Razze by Pietro Giglio


Creazione delle Razze

Creazione delle Razze

L'uomo ha inciso come non mai sulla selezione delle razze equine. I cavalli di oggi sono il risultato di costanti selezioni per ottenere esemplari sempre più adatti alle varie attività umane.


Secondo la definizione più comune, per razza bisogna intendere un nucleo di soggetti della stessa specie dotati di caratteristiche simili e proprie che verranno trasmesse alle successive generazioni.
Esistono due possibilità in merito alla formazione della razza: la prima si deve alla cosiddetta selezione naturale e quindi principalmente a fattori di tipo climatico; l’altra riguarda la particolare selezione operata dell’uomo per ottenere nuove specie in grado di corrispondere meglio alle proprie esigenze.
I cavalli, diffusi ovunque, hanno dimostrato da sempre una peculiare facilità di adattamento a tutte le condizioni imposte dalla natura e dal clima in particolare.
Di questa importantissima caratteristica ebbero coscienza già nell’antichità, quando si comprese, principalmente attraverso l’osservazione, come razze provenienti da diverse zone presentassero aspetti fisici diversi, che si prestavano a impieghi differenti.
Da queste considerazioni presero spunto i tentativi di incroci di razze con l’obiettivo di dare vita a nuovi soggetti dotati delle caratteristiche richieste.

Selezione delle Razze

L’autore latino Vegezio dimostra le sue capacità di acuto osservatore presentando un vero e proprio catalogo delle numerose razze equine presenti sul territorio dell’Impero romano: già a quell’epoca la penisola italica era infatti conosciuta e apprezzata per i suoi cavalli veneti, pugliesi ed etruschi.
Il Medio Oriente era in grado di fornire cavalli forgiati dalle avverse condizioni climatiche imposte dal deserto, e per questo frugali e veloci.
Dalla Cina e dalla Mongolia, invece, arrivavano tanto i pony di piccole dimensioni quanto esemplari ben più robusti, poco attraenti dal punto di vista estetico ma estremamente resistenti.
Tutte queste considerazioni permettono di affermare che un clima torrido e un suolo sabbioso comportano la presenza di un pelo molto corto – atto a favorire la traspirazione – e di un piede sano, mentre in un ambiente con clima umido il cavallo risulterà caratterizzato da pelo molto folto e da piedi molto più ampi.
Fra i fattori esterni in grado di condizionare fisicamente un cavallo e di produrre caratteristiche poi trasmissibili geneticamente vi è anche la selezione umana dovuta al lavoro svolto.
Il cavallo da sella avrà un’ossatura robusta e sviluppata, un apparato circolatorio più potente, collo e stinco maggiormente allungati, un torace imponente.
Il purosangue destinato alla corsa presenterà un sistema nervoso particolarmente eccitabile, adatto ai frequenti allenamenti e alle competizioni.
Per ottenere e mantenere le caratteristiche desiderate l’allevatore sceglie i riproduttori migliori per poi avvalersi di tre opzioni: la selezione , che permette di operare all’interno della stessa razza e di fare ricorso anche alla consanguineità a vari gradi; il meticciamento, che consente di mantenere caratteristiche ottenute in precedenza; l’incrocio, che si ha con l’introduzione di caratteristiche specifiche di una razza in un’altra e necessita di tempi molto lunghi.

L'Oasi del Giglio Rapporto tra Cavallo e Uomo nella Storia by Pietro Giglio


Rapporto tra Cavallo e Uomo nella Storia

Rapporto tra Cavallo e Uomo nella Storia

Come spesso accade la guerra ebbe un ruolo importante nello sviluppo dell'equitazione e nei progressi a livello tecnico di finimenti ed attrezzature.


La storia del rapporto fra l’uomo e il cavallo ha radici antichissime e non è sbagliato affermare che, fra tutti gli animali che i nostri progenitori hanno addomesticato, esso è quello che ha segnato in maniera più decisa il lento ma inesorabile percorso evolutivo della razza umana.
Recentissime scoperte effettuate da studiosi e archeologi delle Università britanniche di Exeter e di Bristol, hanno dimostrato che le prime forme di addomesticazione vanno fatte risalire a circa 5.500 anni fa e sono geograficamente collocabili nella zona dell’attuale Kazakistan, sede all’epoca di popolazioni di cultura Botai.
Le origini dell’incontro dell’uomo e del cavallo e della sua successiva addomesticazione, pur non essendo ancora del tutto chiare, paiono doversi ricercare nella necessità avvertita da parte dei nostri antenati di un animale che fosse abbastanza docile da farsi cavalcare, unendo ad una poderosa resistenza fisica una innegabile agilità e facilità di corsa.
Il cavallo dimostrò sin da subito di essere in grado di soddisfare questa esigenza, risultando efficace non soltanto nella gestione delle greggi degli altri animali da allevamento quali ovini e caprini, ma soprattutto nell’addomesticazione di interi branchi di propri simili, altrimenti difficilmente controllabili.
Ben presto grazie alla sua capacità di sopperire e ampliare le capacità di corsa e resistenza dell’uomo, il cavallo ha trovato le più svariate applicazioni, in campo produttivo e militare.

Studio del Cavallo

Proprio perché dimostratosi estremamente mansueto e flessibile il cavallo nella cultura umana ha sempre occupato un posto di riguardo, meritandosi studi approfonditi e cure particolari.
Già nell’antichità venivano apprezzate e tenute in considerazione nella scelta del cavallo migliore caratteristiche tutt’ora valide: una testa che fosse al contempo piccola e leggera per facilitare il compito di chi lo guida, un petto molto largo, costole arrotondate, che ne slanciano la figura rendendolo anche più stabile.
Dal momento che non erano ancora state inventate adeguate tecniche di ferratura, la cura riservata agli zoccoli e agli arti inferiori in generale era estrema.
Sia i Greci che i Romani mostrarono particolare interesse nell’approfondimento dello studio del mondo equestre, come ben dimostrano le numerose opere dedicate all’argomento.

Il Cavallo in Guerra

Il cavallo trovava, presso questi popoli, grande applicazione in guerra e nel trasporto di merci, nonostante le difficoltà legate alla mancanza di evolute tecniche di sellatura e ferratura e all’assenza delle staffe, che rendevano la cavalcata decisamente instabile.
Fu solo grazie all’applicazione delle tecniche elaborate dai Celti che fu possibile sfruttare appieno le capacità muscolari e l’agilità del cavallo.
In questa fase si ebbe il graduale passaggio dalla cosiddetta cavalleria pesante – in cui cavalli robustissimi ma lenti sostenevano il peso enorme di cavalieri dotati di armature in ferro – alla cavalleria leggera, che affidava le sue possibilità di vittoria alla maggiore agilità e velocità del cavallo, debitamente addestrato per compiere operazioni militari.

Di pari passo con la graduale modificazione dei rapporti fra il cavallo e l’uomo, si andò sempre più affermando l’idea che l’equitazione fosse una vera e propria arte.
Al periodo rinascimentale risale la fondazione delle prime grandi scuole dedicate a tale nuova forma artistica, tra le quali spicca senza dubbio quella napoletana del nobile Pignatelli.
All’accresciuta attenzione dedicata al mondo equestre anche in campo manualistico – da citare i fondamentali trattati di metà Cinquecento scritti dal Grisone e dai suoi allievi – si accompagnò lo studio di nuove tecniche che tenevano in considerazione i sopravvenuti caratteri di leggerezza e agilità delle nuove razze equine che venivano create.

Se il campo militare continuava a costituire l’applicazione principale dell’uso del cavallo è da sottolineare che a partire dalla Rivoluzione francese la cavalleria, nonostante gli estremi tentativi compiuti dallo stesso Napoleone, andò incontro al suo ineluttabile declino dovuto al sempre più massiccio ricorso alle armi da fuoco e all’artiglieria pesante.
Un declino sancito definitivamente nel corso delle due guerre mondiali, che relegarono il cavallo a ruoli marginali nei vari teatri di guerra.

Oggi infine il fascino dell’equitazione viene riscoperto e vissuto come condivisione di momenti piacevoli e non certo come semplice sfruttamento.

L'Oasi del Giglio Storia Antenati del Cavallo by Pietro Giglio


Storia

Il cavallo è uno degli animali che più è stato influenzato nelle sue linee evolutive dall'interazione con l'uomo.
E' ben evidente come una storia di secoli di selezione continua delle razze abbia portato ad esemplari specializzati per le varie attività umane.


Antenati del Cavallo

Antenati del Cavallo

Il successo evolutivo del cavallo è stato determinato dalle sue capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali.


Le radici dell’albero genealogico del cavallo inteso in senso moderno affondano sino a giungere a circa 60 milioni di anni fa.
Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di un animale, l’Eohippus, che rappresenta, almeno sino ad oggi, l’antenato comune della famiglia equina.
Il percorso evolutivo della dentatura, il numero dispari delle dita degli arti, abbinate ad altre caratteristiche fisiche peculiari, permettono agli studiosi di sovrapporre la linea evolutiva del cavallo a quella dei Perissodattili, famiglia della quale fanno parte tapiri e rinoceronti.
A differenziare in maniera piuttosto evidente le successive tappe evolutive fu soprattutto l’estrema facilità di adattamento dimostrata dal cavallo rispetto a condizioni climatiche e ambienti differenti.
È importante considerare, in via preliminare, che grazie alla cospicua quantità di reperti e fossili rinvenuti, soprattutto in territorio nordamericano, è oggi possibile ricostruire un quadro dell’evoluzione equina particolarmente delineato, più di quanto sia stato finora possibile per tutte le altre specie animali.

Evoluzione Fisica del Cavallo

Gli antenati del cavallo avevano sviluppato, grazie ai suoli umidi e molli tipici delle foreste primordiali, un arto inferiore che permetteva l’andatura su più dita allargate.
Con il progressivo avanzare della steppa, favorito da un clima che diventava via via più secco, si registrò un notevole e repentino aumento del numero di predatori.
Questo costrinse i progenitori del cavallo attuale ad aumentare la propria velocità, grazie al sollevamento di alcune delle dita e all’allungamento sensibile degli arti.
Queste condizioni costituiscono un passaggio intermedio della fase evolutiva relativa agli arti che condurrà alla formazione dello zoccolo, fattore che ci permette di attuare una distinzione fra il cavallo attuale e i suoi più lontani predecessori, dotati al contrario di dita multiple.

Progenitori del Cavallo

Il processo evolutivo del cavallo prende le sue mosse nel corso dell’Eocene, un’epoca del periodo Cenozoico che va dai 55 ai 34 milioni di anni fa, caratterizzata da un clima caldo e più uniforme dell’attuale e dal progressivo aumento delle dimensioni della quasi totalità dei mammiferi.
In questa fase si registra la presenza dell’Hyracotherium, che possedeva le caratteristiche fisiche – testa abbastanza corta, dentatura costituita da 44 denti con molari molto robusti e irregolari, dorso elastico e arcuato – che permettono di individuarlo come il più diretto progenitore del cavallo attuale, nonostante una taglia estremamente ridotta, pari all’incirca a quella di una volpe.
All’Hyracotherium, conosciuto dai paleontologi anche con il nome di Eohippus, si affiancò nel corso dell’Eocene un’altra specie di cavallo, denominata Propalaeotherium.
Le due specie ben presto si suddivisero in diversi rami, come dimostra il ritrovamento di migliaia di fossili – dalle dimensioni contenute, paragonabili a quelle di un cane di piccola taglia – in Europa – dove sono stati rinvenuti solo scheletri di Propalaeotherium – e in Nord America.
Con il passaggio all’Oligocene, era successiva all’Eocene che abbraccia un periodo che va dai 34 ai 23 milioni di anni fa, si assiste alla modificazione del clima e dell’ambiente Nordamericano, con le foreste che lasciano progressivamente spazio a pianure coperte di erba e cespugli, a tratti sabbiose.
L’inizio di tale era si caratterizza per l’apparizione del Mesohippus, alto all’incirca mezzo metro, che, sfruttando il fatto di camminare su tre dita, era in grado di sviluppare una velocità sostenuta.
Nel passaggio dall’Oligocene al Miocene – tra i 24 e i 5 milioni di anni fa – il Mesohippus si evolve in Miohippus, che presentava dimensioni maggiori.
Alla metà del Miocene si fa risalire la comparsa del Merychippus che, dovendo rosicchiare piante erbacee sulla dura steppa, sviluppa una lunghezza maggiore e molari più robusti di quelli dei suoi progenitori.
Dalle numerose specie di Merychippus discendono tre nuovi tipi di equidi, l’Hipparion, il Protohippus e il Pliohippus.
Quest’ultimo divenne prima Plesippus, quindi Dinohippus, dal quale, nel corso del Pliocene – fra i 5,2 milioni e 1,8 milioni di anni fa – si genera l’Equus, il più diretto antenato del cavallo attuale.
Al termine del Pliocene il Nord America andò incontro a una repentina mutazione dell’ambiente dovuta al sopraggiungere della prima delle cinque glaciazioni del Quaternario.
Questo spinse interi branchi di Plesippus a cercare rifugio in Sud America, altri ad attraversare lo Stretto di Bering, percorribile perché ghiacciato, e a raggiungere così l’Asia e l’Europa.
Adattandosi alle nuove condizioni climatiche, il cavallo andò incontro alla differenziazione in quattro tipologie, che non hanno comunque in nessun modo inciso sullo sviluppo delle specie equine successive.
In Asia si diffuse il cavallo delle steppe, detto anche Selvatico dell’Asia o Przewalski.
Più a ovest troviamo il cavallo delle pianure contraddistinto dagli arti leggeri e denominato Tarpan.
Nel Nord Europa si sviluppa un cavallo più pesante e lento, che prende il nome di Diluviano o delle Foreste.
In Siberia sono stati invece rinvenuti i fossili del cavallo della Tundra.
I resti dell’Equus Stenonis, la specie più antica sinora conosciuta del vero cavallo, sono stati rinvenuti in Italia.
A partire dall’Equus Stenonis si sono sviluppati due rami evolutivi differenti: uno dei due ha generato i cavalli più pesanti; l’altro sta alla base dell’evoluzione dei cavalli più leggeri.
Il cavallo nordamericano, detto Equus Scotti o giganteus, era molto simile allo Stenonis, pur essendo di dimensioni sensibilmente maggiori.
A seguito probabilmente di una pandemia infettiva, fra gli 8.000 e i 10.000 anni fa, nel territorio americano i cavalli – nella forma dell’Hippidium – si estinsero.
A reintrodurli furono i conquistadores spagnoli a partire dal ‘500.
L’Equus ferus comparve invece fra i 630.000 e i 320.000 anni fa, e si tratta sostanzialmente di un cavallo selvatico, ancora presente oggi in alcune zone dell'Asia.
L’Equus caballus, suo discendente diretto, non è altro che il cavallo odierno, e rappresenta il risultato dell’addomesticazione selettiva dello stesso Equus ferus avvenuta in diverse zone dell’Eurasia.

Mutamenti Evolutivi

Gli studi di carattere filogenetico hanno consentito di ricostruire in maniera dettagliata le peculiari modificazioni subite durante la fase evolutiva finale dal cavallo.
Alla mutazione dei denti – da onnivori a erbivori – corrisponde anche l’allungamento della parte facciale del cranio, con conseguente spostamento all’indietro della zona orbitale.
È in questa fase che il collo si allunga, seguendo lo stesso processo intervenuto per gli arti, per facilitare l’ingestione del cibo brucato nelle praterie.
Il corpo vide accrescere le proprie dimensioni non solo per l’aumento della disponibilità di cibo, ma soprattutto per la varietà intervenuta a livello alimentare.
Per quanto riguarda i parenti stretti del cavallo, studi genetici molto recenti hanno dimostrato che la linea evolutiva del cavallo vero e proprio si è separata da quella dell’asino e della zebra tra i 4 e i 2 milioni di anni fa.

L'Oasi del Giglio L’Acquisto di Finimenti Usati by Pietro Giglio


L’Acquisto di Finimenti Usati

L’Acquisto di Finimenti Usati

Acquistare finimenti usati non è così semplice come può sembrare. Bisogna valutare con attenzione diversi elementi, poiché ne va della nostra sicurezza in sella.


Prima di tutto, quando si scelgono i finimenti, bisogna diffidare da mega sconti e pacchetti sensazionali.
La bardatura completa del cavallo costa infatti spesso più dell’animale stesso.
Forti sconti o “regali” su equipaggiamenti così importanti e costosi sono quindi quantomeno sospetti.

Finimenti di Seconda Mano

Compratori alle prime armi si lasciano spesso trasportare da occasioni riguardanti attrezzature di seconda mano, magari trovate su aste on-line.
Esistono anche veri affari, ma chi non è sufficientemente esperto è bene che prediliga negozi fidati, anche per la merce usata.
Le proposte dell’usato disponibili presso conosciuti sellai permettono di avere un minimo di qualità garantita e di godere per qualsiasi evenienza dell’assistenza post-vendita di persone estremamente competenti.

Cosa Guardare: il Cuoio

Il compito più importante quando si acquistano finimenti usati è controllare lo stato del cuoio, visto che ne va della nostra sicurezza.
Il cuoio deve presentarsi ingrassato e compatto.
Deve essere flessibile e allo stesso tempo la sua superficie non deve presentarsi rugosa o disseminata di protuberanze.
E’ basilare controllare attentamente i punti delicati dove il cuoio si consuma più facilmente.
Tali punti devono essere ancora in buono stato e possibilmente senza riparazioni.
Le cuciture, infine, devono essere analizzate attentamente sottoponendole a piccoli sforzi per testarne la resistenza.

Cosa Guardare: le Parti in Metallo

Gli accessori in metallo dei finimenti sono ottimi indicatori della qualità dell’oggetto che si vuole acquistare.
In finimenti usati è bene controllare che gli ardiglioni delle fibbie non siano piegati o troppo consumati.
Dorature e colorazioni varie delle parti in metallo è invece normale che con l’uso si deteriorino, ma ciò non implica che il prodotto sia danneggiato.

Cosa Guardare: le Coperte

Le coperte è meglio che siano acquistate completamente nuove o al limite, se già usate, quantomeno in ottime condizioni.
Con coperte usate il punto focale è eliminare il pericolo di malattie che possono portare se non disinfettate.
Per questo motivo nel caso di acquisti di seconda mano è obbligatorio lavare i capi con una soluzione di liquido disinfettante, che però non deve essere così forte da irritare la pelle del cavallo.

Cosa Guardare: la Sella

Discorso diverso da tutti gli altri finimenti è infine quello della sella: risulta infatti molto più complicato trovare difetti alle selle usate se non ad un occhio molto attento.
Per questo, chi ne ha la possibilità, è bene che si faccia accompagnare da un esperto nella fase di acquisto di una sella usata.
Il punto principale è che individuare danneggiamenti dell’arcione (la struttura portante della sella) non è semplice.
Da soli possiamo invece controllare la presenza di riparazioni, lo stato delle cuciture, e l’imbottitura.
Un’imbottitura da rifare – ad esempio – è un semplice problema a cui ovviare, ma di certo il prezzo di vendita deve tenerne conto.

L'Oasi del Giglio Coperte da Cavallo: Meglio Una in Più by Pietro Giglio


Coperte da Cavallo: Meglio Una in Più

Coperte da Cavallo: Meglio Una in Più

Il corredo di coperte di un cavallo può essere degno di una primadonna. Soprattutto se tosiamo l’animale oppure se si tratta di una razza particolarmente delicata o che soffre molto le punture degli insetti.


Le coperte sono un accessorio fondamentale per il cavallo e ne esistono di molteplici forme, fatture e pesantezza.
Una tal varietà di prodotti rispecchia le mille funzioni delle coperte: tenere l’animale al caldo, mantenerlo pulito e asciutto, proteggerlo dalle intemperie, difenderlo dalle mosche, ecc.
Non possiamo quindi sperare di cavarcela con l’acquisto di solo una o due coperte, soprattutto poiché dovremo sempre averne una di riserva quando metteremo l’altra a lavare o a riparare.

Coperte da Cavallo Invernali

Ci sono razze di cavalli nate per il freddo, ma nel caso il nostro cavallo non appartenga ad una di queste, oppure se è stato tosato da poco, ecco che le coperte si riveleranno assai utili, se non del tutto necessarie.
Le coperte per portare il cavallo all’esterno durante i mesi freddi sono imbottite ed impermeabili.
E’ necessario verificare periodicamente che la parte esterna della coperta mantenga il livello originario di impermeabilizzazione, aiutandosi magari con specifiche cere vendute nei negozi specializzati.
Sotto la coperta invernale si tende sovente ad utilizzare una coperta estiva in cotone o altre fibre naturali.
Ciò consente di evitare irritazioni che potrebbero verificarsi col contatto tra pelle del cavallo e lana od altri materiali sintetici.
Un altro vantaggio sarà di sporcare molto meno la coperta pesante, che è lavabile con molta più difficoltà.

Coperte da Cavallo Estive

Le coperte estive hanno la funzione di coprire il cavallo nella stagione più calda e di proteggerlo dall’attacco di mosche ed insetti.
Per le coperte estive si tendono a preferire materiali naturali, come cotone, spugna di cotone, canapa, e lino.
Contro gli insetti possono funzionare anche apposite coperte di rete, che garantiscono buona traspirazione e protezione al tempo stesso.

L'Oasi del Giglio Scegliere le Redini by Pietro Giglio


Scegliere le Redini

Scegliere le Redini

Nessuno vorrebbe trovarsi a cadere da cavallo per la rottura delle redini. Per evitarlo basta sceglierle con oculatezza e mantenerle pulite e in efficienza.


Le redini sono un elemento basilare in equitazione.
Se infatti i cavalieri più esperti riescono a trasmettere indicazioni al cavallo anche solo spostando il proprio peso, i novizi utilizzano le redini come strumento predominante per il controllo del cavallo.

Sicurezza

Se il cavallo fosse un’automobile le redini potrebbero esserne considerate il volante.
Questo fa capire subito l’importanza della loro resistenza e funzionalità.
Non vorremmo certo che ci sfuggissero di mano né tantomeno che si rompessero.

Caratteristiche delle Buone Redini

Le redini prima di tutto non devono scivolare facilmente dalle mani del cavaliere.
Di pari importanza è che non si rompano, anche se sottoposte a forti trazioni (come ad esempio per la caduta del cavaliere).
In secondo luogo le redini non devono deformarsi con l’utilizzo.
Se infatti con l’uso tendono ad allungarsi ciò va a pregiudicare la sicurezza a cavallo.

Materiali delle Redini

Il cuoio è ancor oggi il materiale prediletto, per naturalità, resistenza, ed eleganza.
Non mancano però redini in cotone, nylon, gomma, o realizzate con combinazioni di diversi materiali.
Ogni materiale è adatto a determinati utilizzi, mentre è sconsigliabile per altri.
Ad esempio le redini rivestite in gomma posso essere ideali per i cavalli che cavalcano in condizioni di elevata umidità, oppure che sudano parecchio durante la loro attività, mentre non sono il massimo per esposizione.
La soluzione spesso ritenuta migliore in condizioni standard sono redini in cuoio liscio (non intrecciato) rivestite in gomma nella parte dell’impugnatura.

Misura delle Redini

La giusta misura delle redini deve tenere in considerazione sia le dimensioni del cavallo, sia quelle del cavaliere.
I bambini dovranno infatti optare per redini più corte rispetto agli adulti, soprattutto per evitare che si impiglino nei loro piedi.
Nel caso poi di imboccature per cui sono necessarie due paia di redini sarà opportuno optare per redini di diversa lunghezza – un paio corto ed uno lungo – in modo che siano facili da trovare anche senza rivolgere lo sguardo verso il basso.

Pulizia

Anche le migliori redini se mal tenute sono facilmente soggette a consumo e rotture.
Quindi scegliere le redini significa anche tenere in considerazione il nostro livello di pazienza nel pulire l’attrezzatura.
Infatti il cuoio è sì un materiale resistentissimo, ma solo se pulito, idratato, asciugato, e conservato con cura.

L'Oasi del Giglio Come Comprare la Sella per il Nostro Cavallo by Pietro Giglio


Come Comprare la Sella per il Nostro Cavallo

Come Comprare la Sella per il Nostro Cavallo

La sella costituisce il punto di contatto tra cavallo e cavaliere. La giusta sella deve quindi adattarsi al meglio alle specifiche esigenze dell’uno e dell’altro.


Una Sella... Un Cavallo

Compreremmo forse noi un vestito da migliaia di euro senza provarlo?
Certo che no!
Se si vogliono fare le cose per bene la sella deve essere quindi scelta appositamente per ogni singolo cavallo.
Diciamo di conseguenza addio agli acquisti su Internet, o alle selle usate.
Solo provando accuratamente la sella sul nostro cavallo riusciremo a capire come essa si adatta al nostro animale.
La sella va provata, prima di montare a cavallo, senza sottosella, agganciando il sottopancia, e sistemandola accuratamente.
Essa non deve poggiare sulla colonna vertebrale, ma deve adagiarsi sui muscoli ai lati della stessa.
Importante è anche lo spazio tra garrese e la parte anteriore della sella che deve essere di circa cinque centimetri.
Aggiungendo in un secondo momento il sottosella, monteremo a cavallo e verificheremo se con il nostro peso la sella continua a calzare correttamente.
In sella possiamo ricevere subito alcuni feedback.
Se il cavallo comincia a cercare di muoversi, oppure tira indietro le orecchie, è probabile che la sella gli risulti fastidiosa.
Un breve passeggiata ci permetterà, infine, non solo di verificare come si trovi il cavallo, ma anche di comprendere un altro elemento essenziale: quanto noi troviamo comoda la sella prima di procedere ad acquistare.
La sella deve infatti adattarsi bene anche alla nostra persona e postura.
Nella foga di comprare la miglior sella per il nostro cavallo non dobbiamo dimenticare che anche noi passeremo un’infinità di ore in sella e che quindi bisogna trovare il giusto compromesso tra benessere del cavallo e comodità per noi.

Manutenzione della Sella

Per far durare una sella a lungo i segreti sono semplici: pulizia, riporla correttamente, e manutenzione.
Per la pulizia della sella si utilizzano solitamente saponi alla glicerina che, oltre a togliere sporco e sudore, idratano il cuoio.
Ogni volta poi che la sella da equitazione viene utilizzata o lavata va sempre fatta asciugare, ricordandoci che: meglio asciuga, più durerà nel tempo.
Ma non va mai lasciata asciugare al sole, perché il troppo calore ed i raggi solari rovinano notevolmente il cuoio e lo rendono suscettibile a rotture.
Sempre per evitare logoramenti e rotture il cuoio deve essere mantenuto morbido e idratato utilizzando il giusto grasso o oli specifici per finimenti.
Infine, circa ogni sei mesi, dobbiamo controllare che la sella sia in buono stato.
Col tempo infatti l’imbottitura tende a schiacciarsi, e quando la sella non calza più in modo ottimale è necessario rifarne l’imbottitura.

L'Oasi del Giglio La Sella da Equitazione by Pietro Giglio


La Sella da Equitazione

La Sella da Equitazione

Ricerche sui materiali e nuove tecnologie non sono ancora riuscite a soppiantare i metodi classici di costruzione delle selle.


Di norma la sella è l’accessorio più costoso tra quelli che fanno parte dell’attrezzatura da acquistare per darsi all’equitazione.
Il prezzo elevato è dovuto ai materiali, nonché alla lavorazione spesso realizzata da artigiani specializzati.
Il componente principale della sella è il cuoio.
E poiché la sella è sottoposta a notevoli maltrattamenti nel corso della sua vita, deve trattarsi di ottimi pellami, che ne fanno pertanto lievitare il costo.
Esistono alternative economiche in “cuoio sintetico”, rivestite con materiali come il PVC.
In questi casi si riesce ad abbattere di molto il costo della sella, ma certo nessun cavaliere di livello utilizzerebbe mai una sella rivestita con materiali sintetici.

Materiali dell’Arcione (la Struttura della Sella)

L’ossatura della sella – la sua struttura – è chiamata arcione.
Tradizionalmente l’arcione è costruito in legno, ma oggi anche l’acciaio, con le sue doti di resistenza è presente in molte selle.
Con arcioni rinforzati in acciaio, o totalmente realizzati in acciaio, si aumenta notevolmente la resistenza della sella, soprattutto per chi tende a maltrattare un po’ la propria attrezzatura.
La caduta della sella può infatti causare la rottura dell’arcione in legno.
Chiaro è che l’acciaio tende ad aumentare il peso della sella, e a ridurne l’elasticità, facendola diventare quindi spesso meno prestazionale.
La sperimentazione è comunque continua e sul mercato si trovano selle con arcione anche in altri materiali.
Ad esempio esistono selle con arcione in fibra di carbonio, in modo da assicurare la massima leggerezza ed indeformabilità.
Ancora oggi però, nonostante i continui progressi tecnologici, sono ancora in molti a ritenere gli arcioni in legno la scelta migliore.
Il legno riesce ad assicurare infatti basso peso e al tempo stesso elasticità, molto importante in primo luogo per il comfort del cavallo.

L'Oasi del Giglio Materiali della Bardatura by Pietro Giglio


Materiali della Bardatura

Materiali della Bardatura

Scienza e ricerca non hanno intaccato minimamente il predominio di cuoio ed altri materiali naturali per quanto riguarda l’attrezzatura per l'equitazione


La maggior parte dei materiali utilizzati per la bardatura del cavallo sono di origine naturale.
Sella, redini, sottopancia, e coperte sono tutti elementi indispensabili in equitazione ed è preferibile di gran lunga che siano realizzati in materiali naturali.

Benefici dei Materiali Naturali

Il principale beneficio di utilizzare materiali naturali è il minor rischio di allergie e irritazioni della pelle del cavallo.
Nonostante gli innumerevoli progressi della tecnologia madre natura è ancora imbattuta nell’assicurare il massimo grado di traspirazione e tollerabilità sulla pelle.

Il Cuoio

Il materiale più largamente utilizzato per selle e finimenti è il cuoio: oltre ad avere un ottimo aspetto visivo è soprattutto apprezzato per la sua resistenza.
E’ infatti durevole, robusto, marcisce difficilmente, e non si sfilaccia.
Inoltre presenta vantaggi e benefici in termini di comodità e benessere sia per il cavallo che per il suo cavaliere.

Materiali Naturali Usati da Millenni

La tela di cotone, la tela di lino, e la lana sono materiali utilizzati ormai da millenni per la bardatura del cavallo.
Il vantaggio di questi materiali è che risultano molto morbidi e delicati sulla pelle.
Tuttavia materiali come il cotone si degradano e marciscono facilmente, sottoposti a condizioni di prolungata umidità, soprattutto se il cavaliere non presta la necessaria attenzione alla loro manutenzione.

Materiali Sintetici

La ricerca tecnologica ha oggi permesso di utilizzare in equitazione materiali come il nylon, la gomma, e molti altri.
Le caratteristiche fisiche di questi elementi sono impareggiabili, tuttavia spesso peccano in un basso livello di traspirazione.
I vantaggi principali si hanno invece in termini di resistenza all’usura e in termini di costo.
I materiali sintetici non vanno quindi demonizzati, ed anzi sono capaci di assicurare livelli di resistenza o di aderenza nelle mani impareggiabili.
Tuttavia, ove possibile, i materiali sintetici dovrebbero essere evitati per tutte quelle zone a diretto contatto con la pelle del cavallo.



L'Oasi del Giglio Andare a Cavallo per i Più Giovani by Pietro Giglio


Andare a Cavallo per i Più Giovani

Andare a Cavallo per i Più Giovani

Nell'andare a cavallo il bambino dovrà imparare a gestire la sua cavalcatura dandogli segnali chiari e con sicurezza.


A volte, la passeggiata con il cavallo può prendere una piega inaspettata.
Ad esempio, non è raro che l'animale sbagli direzione rispetto a quella da seguire.
Si può trattare o di un problema di comunicazione, non immediatamente risolvibile, oppure di una semplice apatia dell'animale consistente nel non volere subire la marcia imposta.
Il cavaliere, seppure bambino, comunica con il cavallo tramite segnali dati dai movimenti del corpo, ed è tramite questi che l'animale deve comprendere.
Si capisce che non può essere sempre facile, e che in tutto questo moltissimo gioca l'esperienza.

Utilizzo della Voce

Come con molti altri animali, un ruolo molto importante è giocato dalla voce umana.
Essa va modulata con dolcezza e determinazione, senza scadere nella cieca rabbia, adattandola alle circostanze.
Non bisogna sbraitare, altrimenti il cavallo si agita e la situazione peggiora.
Ovviamente, in certe circostanze, specie quando il cavallo è nervoso o impaurito, gli va trasmessa tranquillità e fermezza mediante un tono rassicurante.
Il vocabolario da utilizzare con l'animale non può essere altamente vario, bensì abbastanza ripetitivo.
In questo modo il cavallo imparerà pian piano a capire ciò che gli stiamo dicendo.

Nel Maneggio

Per i principianti, quindi per i bambini in maggior specie, prima di scorrazzare liberamente con il cavallo, c'è bisogno di tanto esercizio da effettuare fra gli angusti spazi del maneggio.
Per non incorrere in problemi di mobilità entro questo luogo, come per le auto, è bene mantenere una corretta distanza di sicurezza fra cavallo e cavallo.
Per quanto riguarda le regole di prevenzione, una fondamentale riguarda l'indossare sempre il casco da parte del bambino che decide di intraprendere la strada del cavaliere.
Bisognerà sempre ricordare però che con il cavallo non si può andare dappertutto e subito, bisognerà diventare consapevoli dei propri limiti.

L'Oasi del Giglio Bambini: Preparazione Atletica per l'Equitazione by Pietro Giglio


Bambini: Preparazione Atletica per l'Equitazione

Bambini: Preparazione Atletica per l'Equitazione

L'equitazione è uno sport a tutti gli effetti. Un buon riscaldamento è essenziale, sia per il cavallo che per il cavaliere.


Come per un qualsiasi atleta, ad esempio i giocatori di calcio, un riscaldamento muscolare adeguato prima di qualsiasi tipo di sforzo, è indispensabile sia per il cavallo che per il bambino che sta imparando a conoscerlo.
Non è possibile cominciare il lavoro, sia esso di passeggio o di carico, senza prima avere effettuato questa operazione.
Il cavallo necessita di un'andatura blanda per un discreto periodo di tempo prima di partire a passo spedito, in modo da sciogliere perfettamente, specialmente quando si è chiamati a sfidare i rigori dell'inverno, giunture e muscoli, legamenti e tendini.
Anche il bambino è chiamato ad esercitarsi, tramite brevi corsette ed alcuni movimenti di stretching.
Specialmente se si arriva da momento di sedentarietà accentuata, ad esempio se si è stati seduti cinque o sei ore, bisogna dedicarsi a questo tipo di attività.

Montare a Cavallo

Nel montare l'animale, bisogna fare attenzione ed avere cura nel non disturbare il cavallo.
Per i primi tempi, è necessario farsi aiutare da qualcuno perché potrebbe essere complicato, poi, pian piano, si imparerà a farlo da soli agevolmente.
Si arriverà a possedere uno slancio leggero e vigoroso insieme, che ci farà montare a cavallo in un attimo.

Il Volteggio

Il volteggio consiste in una serie di esercizi fisici svolti dal cavaliere in sella ad un cavallo.
Il volteggio è una disciplina sportiva, che risulta molto utile come addestramento per far sviluppare al cavaliere senso di equilibrio e sicurezza.
Anzitutto, è bene specificare come non tutti i cavalli siano adatti al volteggio. Lo sono solo quelli addestrati preventivamente.
In pratica, il cavallo, ancora non al trotto o al galoppo, gira intorno ad una corda, chiamata longia.
Colui che tiene la longia è il cosiddetto “longeur”.
La sella da volteggio è dotate di maniglie che aiutano il cavaliere nei suoi esercizi.
Uno dei primi esercizi è la salita in movimento.
Il cavallo prende a procedere.
Il bambino ed il suo amico aiutante lo affiancano.
Si tratta adesso di salire in movimento.
C'è bisogno di un aiuto, durante il momento della spinta da terra.
L'esercizio potrebbe non riuscire subito, ma non c'è da preoccuparsi, bensì bisogna solamente stare calmi e riprovare.
Dopo questo primo esercizio esistono tutta una serie di figure e movimenti che tornano utilissimi nello sviluppare il senso di equilibrio in sella al cavallo.
Col volteggio si imparerà anche a comprendere i segnali che il cavallo ci manda quando inizia a compiere un movimento.
Infine si imparerà anche a cadere, addestrandosi appositamente, per non trovarsi impreparati in un momento che, prima o poi, accade.

L'Oasi del Giglio Bambini: Relazionarsi col Cavallo by Pietro Giglio


Bambini: Relazionarsi col Cavallo 

Il bambino deve avvicinarsi al cavallo sotto la supervisione di un occhio esperto. In questo modo il rapporto sarà felice fin da subito.


Il primo passo è quello di penetrare nel box del cavallo, la sua casa.
L'animale, da subito, potrebbe mostrare qualche segnale di diffidenza, ma non bisognerà farsi intimorire.
Per facilitare la conoscenza, sarà bene che il bambino rilassi il cavallo, carezzandolo oppure sussurrandogli qualcosa.
Il tutto con estrema calma, e senza paure.
E' bene che l'animale ci veda, perché, ad esempio, arrivando da un lato a lui occluso, oppure da dietro, potrebbe prenderla male.

Attrezzatura

La prima attrezzatura da adoperare è la cavezza.
I cavalli, normalmente, non la portano, ma quando si tratta di doverli portare in giro o medicarli è necessario che l'abbiano.
La cavezza deve essere composta da materiali morbidi e delicati, non rudi e stretti.
Essa va infilata all'animale con cura e discrezione, non irritandolo, perché particolarmente sensibile soprattutto dietro alle orecchie.
Bisogna poi allacciarla, facendo attenzione agli zigomi, altro punto potenzialmente doloroso.
Per accompagnare il cavallo fuori dalla stalla va invece utilizzata una corda chiamata longhina, che va impugnata a circa 30 centimetri sotto al muso.

Guidare il Cavallo a Mano

Condurre il cavallo a mano con la già citata longhina è una fase preliminare importante.
Si procederà a piedi a fianco del cavallo all'altezza della sua spalla.
Si guiderà il cavallo tenendolo per la longhina a circa 30 cm dal muso.
Bisognerà procedere decisi, senza incertezze, con lo sguardo e le spalle rivolte dritte verso la direzione in cui si vuole andare.
Il cavallo, deve percepire la persona come colei che guida, in questo modo la asseconderà.
Ovviamente nel guidare un cavallo a mano va prestata anche qualche precauzione.
Quando si passa dinnanzi ai box degli altri cavalli, bisogna proteggere il nostro cavallo dalle minacce che potrebbero giungergli dagli altri animali, come morsi e calci.
Per attraversare agevolmente uno spazio stretto, almeno nei primi tempi, è invece bene farsi aiutare da qualcuno di esperto, per non finire accidentalmente calpestati.

Legare il Cavallo

Un altro passo è scegliere un posto accurato per legare il cavallo.
Potrebbe essere un momento delicato, perché il cavallo potrebbe innervosirsi.
Sarà compito dell'istruttore aiutare il bambino in questa operazione, almeno per le prime volte.
In ogni caso, va mantenuta una distanza di sicurezza fra un cavallo e l'altro, perché potrebbero bisticciare, e bisognerà troverà una via di mezzo nella lunghezza della corda, in modo da evitare inutile irritazione per l'animale.
Il cavallo, in posizione da legato, potrebbe avere paura, dunque è bene approntare un nodo di sicurezza, agevolmente slegabile in caso di emergenza.

Comportamento

Il cavallo non ha bisogno di sentirsi gridare sguaiatezze o di osservare comportamenti sgraziati e violenti nei suoi confronti.
Ha bisogno di gentilezza e fiducia.
Un trattamento rispettoso sarà ricambiato con pari gentilezza.

Il Branco

Va sempre ricordato che il cavallo è un animale da branco, e che quindi è bene che il cavallo trascorra del tempo insieme ai propri simili.
Una persona esperta ci saprà dire quali sono i cavalli che possono trascorrere del tempo insieme senza litigare.
Lasciando il cavallo libero di socializzare sarà un cavallo più sano e tranquillo psicologicamente.
Anche nelle escursioni in campagna è preferibile uscire in gruppo, con diversi cavalli.
Questo rafforza infatti la compattezza e la solidarietà fra simili.

Cura del Cavallo

Gli attrezzi indispensabili per la pulitura del cavallo sono: le striglie, le brusche di saggina, le brusche di setola, il guanto di pelo, il nettapiedi, le spugne e il coltello da sudore.
Un'attenzione particolare va riservata alla cura degli zoccoli, magari avendo l'opportunità di osservare il lavoro di un abile maniscalco.

L'Oasi del Giglio Equitazione per Bambini by Pietro Giglio


Equitazione per Bambini

Il bambino è in una fase importante di formazione e definizione del proprio carattere.
Il cavallo insegnerà a provare affetto, a capire che esistono dei limiti, e molto altro ancora.


A molti animali è riconosciuta la capacità di legare affettivamente con l'uomo e di stimolare la positività di chi li circonda.
Il caso del cavallo è la conferma più autorevole di questo fenomeno.
Un animale, nella maggior parte dei casi, docile e mansueto, portato a soddisfare integralmente le esigenze del proprio cavaliere.
Nel caso dei bambini, solidarizzare con un cavallo rappresenta un banco di prova audace per testare valori come il limite e la responsabilità.
Il cavallo dona affetto e gratitudine, ricambiando, a piene mani, il trattamento positivo riservatogli.

Avvicinarsi con Prudenza

E' bene tenere a mente come ogni singolo esemplare equino, al pari degli esseri umani, possiede delle specifiche caratteristiche comportamentali.
E' dunque necessario che il bambino ponga attenzione nel fare amicizia con il cavallo.
Questa sorta di accortezza risulterà utile anche per approfondire propri aspetti caratteriali, e per imparare a relazionarsi con gli altri.

Equitazione per il Benessere Fisico

Come qualsiasi sport, l'equitazione è benefica per il corpo di una persona, specialmente per quello in formazione di un bambino.
Il movimento agisce dal punto di vista sia psicologico che fisico.
Il corpo del bambino si svilupperà in modo armonioso, e soprattutto il suo carattere e la sua personalità ne trarranno grande arricchimento.

Contatto con l'Ambiente

Cavalcando in aperta campagna, o su un tracciato di esercitazione, si potrà finalmente respirare aria salubre e pulita, con un notevole effetto positivo per la salute del bambino.
Purtroppo, la maggior parte dei bambini cresce in un ambiente denso di smog ed inquinamento acustico.
Ciò determina un mancato contatto con la natura, causa anche del crescente numero di malattie respiratorie e di allergie.
Per un bambino essere iscritto ad una scuola di equitazione ha quindi benefici per la salute su tutta la linea.

Il Rapporto Bambino-Cavallo

Un bambino, imparando ad andare a cavallo, imparerà a relazionarsi con un altro essere, neppure troppo diverso da noi.
Non è questione di imparare a memoria le più avanzate tecniche, bensì di entrare in rapporto in modo armonioso e quasi spirituale con l'animale.
Comprenderlo a fondo, riuscendo a carpirne gli stati d'animo e le variazioni d'umore.
L'importante, all'inizio, non è cercare le cose complicate, le quali possono essere comprese più avanti nel tempo, bensì provare a fare le cose semplici divertendosi.
La serenità nell'atmosfera che circonda il maneggio e le scuderie della scuola d'equitazione prescelta, può fare la differenza.
Il cavallo deve sentirsi ben voluto e trattato in maniera soddisfacente.
Un piccolo gruppo, cordiale e positivo, è il miglior viatico, e l'istruttore dovrà essere duttile: insegnerà il suo metodo, ma saprà adattarlo alle singole esigenze specifiche



L'Oasi del Giglio Altre Monte da Lavoro by Pietro Giglio


Altre Monte da Lavoro

Altre Monte da Lavoro

L'attività di mandriano, svolta nelle più disparate parti del mondo, ha delineato precisi modi e stili per stare in sella.


Oltre al cow-boy, nel mondo esistono altre figure tradizionali di mandriani.
A seconda delle diverse caratteristiche dell'ambiente e delle specifiche attività svolte si sono sviluppati diversi stili di monta, che implicano diversi modi di stare a cavallo e rapportarsi con esso.

Il Charro

In Messico c’è il charro, nome con il quale vengono indicati sia il cavaliere che il cavallo tipico, discendente diretto del cavallo Andaluso e Berbero spagnoli.
I charro sono riconosciuti per la loro esuberanza e spericolatezza, oltre che per l’uso di metodi alquanto severi adottati nei confronti del bestiame.
Le caratteristiche peculiari del cavallo Charro risiedono a livello fisico nella taglia sostanzialmente ridotta – altezza massima 1,45 mt –, nella testa leggera ed espressiva, negli arti sottili ma robusti.
Dal punto di vista psicologico, i charro sono esemplari molto mansueti e affidabili.

Il Gaucho

La Pampa argentina è il regno del gaucho, il mandriano argentino cultore di una esistenza solitaria e caratterizzata da grande libertà.
Per gli attrezzi, scarseggiando materiali quali legno, metalli e pietre, i gaucho si ingegnano per superare le difficoltà e gli imprevisti quotidiani.
La sella, costituita da una serie di coperte sovrapposte, fino ad un massimo di sei, è priva di arcione, il che implica una grandissima capacità di equilibrio da parte del cavaliere.

Monta Camarguese

Nel sud della Francia, nella regione denominata Camargue, si è rapidamente diffusa la figura del guardian, il mandriano a cavallo impegnato nell’allevamento di tori e cavalli.
Si tratta di una zona in passato paludosa e ricca di acquitrini, un ambiente che ha sviluppato le doti di resistenza del pony camarguese.
Caratterizzati dall’uso nel lavoro di una picca a tre punte, i guardian camarguesi adottano una sella comoda, con seggio piatto e staffe molto lunghe.

Monta Maremmana

Altra regione paludosa è la Maremma, compresa tra Lazio e Toscana, la zona nella quale conduce la propria vita il buttero, che cavalca il maremmano, un cavallo robusto, che si adatta ai suoli impervi, di carattere ombroso come il proprio cavaliere.
La bardella, caratteristica sella maremmana, è costituita da un seggio largo e comodo, che difficilmente permette a colui che monta di essere disarcionato.
Altra sella tipica maremmana è la scafarda, completamente smontabile.

Doma alla Vaquera

Il pascolo dei tori lasciati allo stato brado, con tutti i pericoli che ne conseguono, hanno costituito nel corso dei secoli un’ottima palestra per l’allevamento dei cavalli spagnoli domati alla vaquera, che devono possedere grande fluidità nel galoppo e facilità nei cambi di direzione repentini.
E' chiaro infatti come una cosa sia guidare pecore ed agnelli, mentre un'altra cosa sia guidare tori al pascolo.

I Csicho

Discendenti dei cavalieri barbari e dei popoli delle steppe dell’est Europa, gli csicho ungheresi sono conosciuti per la loro estrema temerarietà a cavallo e per il fatto di cavalcare a pelo, senza sella.

Gli Yakaroo

Abitante degli sterminati e disabitati spazi dell’Australia, i mandriani di questo Paese, detti yakaroo, utilizzano una sella ultraleggera, che consente estrema libertà di movimento

L'Oasi del Giglio La Monta Americana (Western) by Pietro Giglio


La Monta Americana (Western)

La Monta Americana (Western)

La monta americana è la monta dei veri e propri cow-boy: una monta studiata per il lavoro e per le molte ore di permanenza in sella.


La monta western, detta anche monta americana, rappresenta, nell’immaginario collettivo, la tipologia di monta del cavallo più conosciuta al mondo, e questo grazie soprattutto all’apporto della sterminata serie di pellicole ambientate nel selvaggio west.
Adoperata dal cow-boy, il mitico mandriano che svolgeva gran parte del proprio lavoro in sella al Quarter Horse, il tipico cavallo americano, la monta western è solo uno dei sistemi di monta adottati nell’ambito lavorativo.
Quella del mandriano era una vita durissima, con una giornata tipo che prevedeva circa 16 ore trascorse in sella.
Il cow-boy si spostava spessissimo fra i vari ranch, alla ricerca di un ingaggio migliore, portando con sé la propria attrezzatura e, ovviamente, il proprio cavallo.
La scelta iniziale dei mandriani per il cavallo da adottare non era dettata da nessuna caratteristica particolare e ci si accontentava del primo cavallo disponibile, spesso ricorrendo anche ai mustang, i cavalli rinselvatichiti che popolavano le sterminate pianure centrali del Nord America.
Con l’andare del tempo, però, il Quarter Horse dimostrò una spiccata attitudine psicofisica a questo durissimo lavoro, prevalendo nella scelta del cow-boy.

Sella e Finimenti per la Monta Americana

Notevole importanza per lo svolgimento del lavoro del mandriano riveste la sella, di dimensioni generose e peso contenuto, per la comodità di chi vi è sopra, il cow-boy, e di chi vi è sotto, cioè il cavallo.
La sella specifica per la monta western è il risultato dell’assemblaggio di diverse componenti, tra le quali spicca il cosiddetto fusto, nel quale convergono tutte le parti rigide.
Fondamentale nelle operazioni di cattura del bestiame con il lazo è il pomolo, detto anche corno: una funzione che gli richiede caratteristiche di estrema robustezza.
I tipi di lazo sono essenzialmente due e si differenziano in base all’ambiente in cui vengono utilizzati, incidendo anche sulla forma del pomello stesso: negli sterminati spazi con scarsa vegetazione, tipici del West, il lazo è lungo più di 20 mt e prende il nome di daily roper; in Texas, invece, ad essere preferito è l’hard-and-fast-tie-roper, un lazo più corto – lungo al massimo 12 mt – che si adatta facilmente ad ambienti cespugliosi.
Il pomolo è alloggiato sull’arcione, o forck, di differenti forme a seconda del lavoro eseguito, della conformazione fisica del cow-boy e delle dimensioni del cavallo.
Anche le sbarre, cioè le due parti lunghe del fusto, devono tener conto della forma del dorso del cavallo, un’indicazione utilissima in caso di acquisto di una nuova sella.
Alle sbarre si legano poi gli staffili, cinghie che alloggiano alle proprie estremità le staffe.
La parte posteriore della sella, che prende il nome di cantle, è invece differente a seconda della mansione svolta.
È utile comunque sapere che la sella è solitamente costruita in legno, anche se recentemente lo si sostituisce con materiali plastici e con la fibra di vetro, che assicurano una leggerezza maggiore, quindi rivestita in cuoio o, nelle versioni più economiche, in tela.
Al centro della sella è posto il seggio, detto anche seat, la seduta vera e propria, che può presentarsi inclinata all’indietro – back ward slant seat –, piatta – filant seat –, o semicircolare – center seat –, ma che dovrà soprattutto risultare comoda per chi la utilizza.
La sella è infine completata dai quartieri – posti sotto le sbarre del fusto, in vello ovino –, il fender – striscia di cuoio che evita lo sfregamento della gamba del cavaliere sulla pelle del cavallo –, le staffe – dette stirrups, in legno rivestito di cuoio –, il sottopancia e il pettorale – che fissano saldamente la sella al dorso –.

Come detto, a seconda dell’uso, esistono vari tipi di selle per la monta americana.
Nel cutting, l’operazione che prevede di separare un solo capo dal resto della mandria, la sella dovrà consentire un’ottima stabilità, con un cantle abbastanza alto da evitare gli scivolamenti indietro.
Il roping, cioè la cattura di un vitello tramite il lancio del lazo, richiede invece che il cow-boy possa effettuare movimenti rapidi sulla sella e balzarne giù molto rapidamente per immobilizzare il capo di bestiame.
Per quanto riguarda gli altri finimenti, la briglia nella monta western è molto semplice perché non prevede la presenza di museruola.
Più complesso il discorso sulle imboccature.
Chi cura l’addestramento dovrà seguire precise tappe intermedie prima di ricorrere al morso classico americano, estremamente rigido.
Il bosal, museruola di pelle intrecciata, viene utilizzato per dare i primi ordini al cavallo appena uscito dalla fase di doma.
Il bosal verrà progressivamente sostituito dal morso, che va alternato all’hackmore, cordone in cuoio intrecciato posto sul naso.

L'Oasi del Giglio Scuole di Monta Classiche by Pietro Giglio


Scuole di Monta Classiche

Scuole di Monta Classiche

Le scuole di equitazione portano avanti importanti tradizioni, ognuna con differenti metodi e differenti visioni del rapporto uomo-cavallo.


Utilizzato come strumento di guerra per tutto il Medioevo, il cavallo, estremamente pesante, freddo e per nulla agile, va incontro ad una rapida mutazione con l’invenzione della polvere da sparo e delle armi da fuoco.
Il cavaliere era armato in maniera differente e questo comportò che il cavallo si adeguasse ai nuovi movimenti necessari all’uso di armi quali la sciabola e la lancia leggera.
Era necessario che il cavallo fosse completamente sottomesso e per arrivare a questo venne studiato approfonditamente, divenendo l’oggetto di opere fondamentali nella storia dell’arte equestre.

La Scuola di Equitazione Italiana

Nel rinnovato interesse per l'addestramento del cavallo assume un ruolo di primissimo piano l’Italia rinascimentale.
Nel 1561 Grisone pubblica “Gli ordini del cavalcare”, un trattato completo sull’equitazione, in cui vengono tratteggiati metodi alquanto severi, riconducibili al fatto che ancora in età rinascimentale i cavalli erano diretti discendenti di quelli medievali.
Qualche anno più tardi, Cesare Fiaschi scrive un’altra opera di equitazione intesa, stavolta, nel senso più accademico del termine come eleganza e obbedienza.

La Scuola di Equitazione Francese

La scuola francese nasce successivamente a quella Italiana ed esprime le sue punte più alte con La Broue – autore de “La Cavalerie Française”, in cui si invita ad un addestramento improntato alla dolcezza – e De Pluvinel – al servizio di tre sovrani e decisamente rivolto ad un’equitazione accademica, tesa ad ottenere dal cavallo la massima elasticità possibile – che ci ha lasciato un’opera postuma di importanza fondamentale perché centrata sulla necessità di comprendere individualmente le esigenze di ogni singolo esemplare. Convinzioni riprese e approfondite da William Cavendish, duca di Newcastle, nobile inglese scappato dall’Inghilterra durante il regime di Cromwell e fondatore, a Parigi, di una celebre accademia di equitazione.
Sempre a Parigi grande importanza assume nella prima metà del ‘700 l’accademia fondata da François Robichon de la Guérinière, riorganizzatore delle precedenti teorie e da più parti considerato come il padre dell’equitazione transalpina, e autore di due trattati di stampo illuminista, “L’école de cavaliere” (1735) e “Eléments de cavalerie” (1740).
La Rivoluzione Francese comportò la chiusura delle scuole di equitazione in Francia, in cui veniva praticata l’Alta Scuola, con il cavallo chiamato ad eseguire figure molto complesse fino a dimostrare la totale sottomissione dello stesso all’uomo.
Napoleone, per esigenze militari, riaprì a Versailles una Scuola Nazionale di equitazione nel 1796, fondandone poi ben 11 nei dieci anni successivi, anche se è bene sottolineare che si trattava di un’equitazione puramente funzionale ai campi di battaglia.
Con la Restaurazione si assiste invece alla lenta riapertura delle accademie, anche sotto la spinta di Baucher e del Conte d’Aure.
Il primo fu autore nel 1842 di un testo, “Metodo d’equitazione”, in cui sottolineava l’importanza per il cavaliere di avere il pieno controllo del cavallo, anche ricorrendo a metodi particolarmente duri, salvo poi ricredersi in seguito, con l’invito a rispettare l’equilibrio naturale del cavallo.
Antagonista principale del Metodo Baucher fu il Conte d’Aure, per il quale il cavallo va utilizzato secondo quelle che sono le sue inclinazioni psicofisiche, richiedendo, da parte del cavaliere, una profonda conoscenza dell’esemplare.
Le teorie del generale L’Hotte, vissuto a cavallo fra ‘800 e ‘900, rappresentano una sintesi efficace delle idee dei due grandi predecessori, di cui fu allievo (Baucher e d’Aure).
Montjou in seguito applicò gli insegnamenti di L’Hotte scrivendo tra l’altro un “Manuale di equitazione e di dressage”. Fu anche fondatore di una società per l’equitazione militare.
Suo attivissimo successore fu Wattel che, dopo il primo conflitto mondiale, riaprì il celebre maneggio di Saumur, portando la squadra francese all’oro olimpico nel 1932.

La Scuola di Equitazione Spagnola

Fra le più importanti e prestigiose scuole di equitazione d’Europa la più antica, fondata nel 1729 dall’Imperatore Carlo V, è quella spagnola di Vienna, in cui si applicano tutt’oggi i principi dell’equitazione classica.
La scuola spagnola di Vienna utilizza i cavalli Lipizzani – dal nome della cittadina, oggi dislocata in territorio sloveno, sede delle famose scuderie imperiali –, prodotto dell’incrocio di diverse razze.
La scuola spagnola di Vienna è sopravvissuta indenne prima alla dissoluzione dell’Impero Asburgico alla fine della I Guerra mondiale, grazie agli sforzi del direttore Von der Straten, quindi al secondo conflitto mondiale e alla conseguente spartizione dell’Europa , grazie alla sensibilità del generale americano Patton.

La Scuola di Equitazione di Hannover

Al 1734 risale l’annessione all’Università di Gottinga dell’accademia d’equitazione diretta da Valentino Trichter, poi trasferita circa 150 più tardi ad Hannover, infine definitivamente sostituita dall’Istituto militare d’equitazione fondato a Berlino dal sovrano di Prussia Federico Guglielmo III.
Oggi la Scuola di Hannover, dopo aver superato notevoli difficoltà economiche, è riconosciuta come una delle più apprezzate del mondo.

L'Oasi del Giglio La Monta Sportiva by Pietro Giglio

La Monta Sportiva

La Monta Sportiva

Le corse a cavallo si può dire nacquero ad inizio 1600, anche se la naturale tendenza alla sfida ha da sempre portato a gare di velocità e coraggio a cavallo.


Sin dagli albori il rapporto fra l’uomo e il cavallo si è fondato principalmente sull’ebbrezza derivante dalla velocità, il che equivale a sostenere che le corse esistono da sempre, come dimostrato dai palii cittadini di origine rinascimentale, per la partecipazione ai quali non erano previsti allenamenti specifici, in quanto si trattava piuttosto di occasioni mondane, in cui principi e potenti tendevano ad affermare la propria leadership politica.

Origine delle Corse

Le corse vere e proprie, che necessitano di un’apposita preparazione fisica per i cavalli, nascono nei paesi anglosassoni agli inizi del XVII secolo, grazie alla passione di re Giacomo I, esperto selezionatore di esemplari agili e veloci dall’Oriente.
Nel 1603 nell’ippodromo di Newmarket ebbe luogo una manifestazione in cui al vincitore andava un premio pari all’ammontare delle iscrizioni, mentre a Lincoln, a partire dal 1617, si tenne regolarmente un concorso con gare su una pista di 400 mt.
La passione per le corse crebbe con il successore di Giacomo I, Carlo I, al quale si deve la costruzione di ippodromi a Stamford e ad Hyde Park.
Dopo un periodo di vuoto coincidente con il regime di Cromwell, in cui tutte le gare ippiche vennero bandite, Carlo II nel 1660 stabilisce precise regole per le corse, cui partecipò personalmente riportando, tra l’altro, diversi successi, e inaugura l’importazione di esemplari che daranno origine ai purosangue.
Sotto l’aspetto equestre, il regno successivo di Guglielmo d’Orange viene ricordato per la stesura del registro in cui vengono schedati i purosangue, che hanno come primo progenitore lo stallone Byerley Turk.
Anche la regina Anna dimostrò passione e competenza, con l’importazione di un altro fondamentale stallone, Darley Arabian, e l’inaugurazione del tradizionale appuntamento di Ascot, dove nel 1710 venne disputata la prima Gold Cup.
Sotto il regno di Giorgio II, invece, avvenne l’acquisto di Godolphin Bard, terzo stallone capostipite dei purosangue inglesi, riconosciuti come i più veloci al mondo.

Regolamenti delle Corse

Al 1750 risale la creazione del Jockey Club, riconosciuto ufficialmente circa un decennio più tardi, e inizialmente costituito da aristocratici esperti di cavalli che costituivano una sorta di commissione di vigilanza sulle corse.
L’era delle corse al galoppo inizia nel rispetto di un regolamento preciso e universale nel 1771, momento a partire dal quale assumono valore statistico anche i risultati delle varie gare.
La scommessa di una somma ingente costituisce il precedente dal quale discende l’intera storia delle corse di cavalli in Francia, e vede protagonisti due eccentrici esponenti dell’aristocrazia transalpina.
Questo episodio trovò poi un ampio seguito negli anni successivi, con la conseguente emanazione di un primo regolamento delle corse.
Con Napoleone si ebbero le prime sfide fra i rappresentanti delle regioni francesi per antonomasia produttrici dei cavalli migliori, sviluppate attraverso una serie di eliminatorie e un Grand Prix finale che si svolgeva a Parigi, con un montepremi di quattromila franchi.
Durante la Restaurazione venne fondato il Jockey Club di Francia.
Attualmente la Francia è uno dei Paesi guida a livello mondiale nell’ambito dell’equitazione sportiva.
In ritardo rispetto a Inghilterra e Francia, l’Italia istituì il suo Jockey Club solo nel 1881, regolamentando, finalmente in maniera univoca, tutte le manifestazioni dell’ambito equestre.

L'Oasi del Giglio Tipi di Monta La Monta Naturale by Pietro Giglio


Tipi di Monta

I diversi stili di monta si sono determinati negli anni in funzione delle diverse necessità per cui veniva impiegato il cavallo.
La pesantezza della sella e dei finimenti, nonché la postura del cavaliere, sono diretta conseguenza del tipo di attività da svolgere.


La Monta Naturale

La Monta Naturale

La monta naturale è la monta moderna, che mira ad essere di minor peso possibile al cavallo, sia a livello fisico che psicologico.


L’equitazione delle origini era destinata esclusivamente alle operazioni militari e al divertimento dei più ricchi.
Il suo aspetto maggiormente stimolante, visto che veniva praticata in campagna, era costituito dalla presenza di ostacoli naturali, il cui superamento contribuiva ad accrescere il valore economico dei vari esemplari.
Da qui prende avvio l’organizzazione di primi e ancora rudimentali concorsi ippici, agli albori semplici riunioni di appassionati che, all’interno di uno spazio recintato, provavano a riprodurre gli ostacoli incontrati durante le battute di caccia in aperta campagna.
Uno spettacolo che ben presto attirò l’attenzione di un pubblico sempre più numeroso ed entusiasta, per il divertimento del quale vennero studiati sempre nuovi ostacoli.
Fra gli aspetti che rendono molto distanti fra loro i concorsi ippici attuali da quelli dell’epoca pioneristica vi sono sicuramente le diverse modalità di monta che, in rispetto dei precetti dell’equitazione di scuola, prevedevano che il cavaliere, a gambe distese, non si curasse minimamente di alleggerire il carico sulle reni del cavallo, letteralmente scaraventato contro gli ostacoli a forza di speronate e utilizzando morsi rigidissimi.
Questo implicava che gli ostacoli fossero molto più bassi di quelli attuali e che il cavallo, poco coinvolto emotivamente dal clima agonistico, risultasse piuttosto terrorizzato dal durissimo trattamento riservatogli.

Equitazione Moderna

Per ovviare ai problemi dovuti ad un tipo di monta a dir poco inadeguato bisognerà attendere Federico Caprilli, acuto osservatore del mondo equestre, e l’elaborazione della sua teoria della monta “naturale".
La grande novità introdotta da questa teoria riguarda la maggiore libertà concessa al cavallo, con il cavaliere pronto ad assecondarne il più possibile i movimenti.
Le performance di salto del cavallo ne risultano nettamente migliorate. Ora è il cavaliere ad assecondare quelli che sono i naturali movimenti del cavallo, non viceversa.
Dopo l’iniziale reticenza dimostrata nell’accettare le nuove teorie, le idee di Caprilli trovarono pieno appoggio fino ad essere applicate in tutto il mondo, nonostante la sua prematura scomparsa avvenuta nel dicembre del 1907.
Il sempre crescente successo di pubblico fatto registrare dai concorsi ippici convinse ben presto gli organizzatori a modificare le dimensioni del campo di gara ed il numero e la complessità degli ostacoli.
Il cavallo, che trovava sempre meno spazio in campo militare, viene ora preparato ad affrontare cambi di direzione sempre più rapidi ed impegnativi.
Questo momento segna la nascita della nuova equitazione che, mantenendo validi i precetti di Caprilli nel superamento degli ostacoli, prevede l’applicazione delle tecniche di preparazione atletica del cavallo secondo i dettami dell’equitazione di scuola.